Della morte del giovane Easter Ishara Birindiwa, avvenuta nella notte tra il 7 e l'8 agosto scorso, in pochissimi hanno dato notizia. La sua fine, e ancor più la sua vita, non risvegliano le nostre attenzioni proiettate in altre faccende.
Eppure Ishara, 21enne della Repubblica Democratica del Congo, svolgeva un ruolo essenziale per la salvaguardia del nostro pianeta. Era uno dei (pochi) Rangers del Parco Nazionale del Virunga, il più vecchio parco nazionale africano, ed il suo compito era quella di porteggere i circa 700 gorilla di montagna dai bracconieri e dai miliziani di ogni genere.
E' morto nella notte, durante un attacco, nella sua postazione di guardia, nel settore nord del Parco. Un gruppo di miliziani Mai Mai uno dei tanti gruppi paramilitari che infestano il nord Kivu e che si è reso protagonista dei peggiori crimini contro le donne, usando lo stupro come arma di guerra. Solo l'arriva dei rinforzi, a prima mattina, ha permesso ai Rangers di avere la meglio contro le verie bestie del parco.
Ishara ha difeso la sua postazione, il suo lavoro, i suoi amati gorilla e naturalmente la sua vita, perchè fin dal giorno in cui finì con successo, era il 2013, il corso per Rangers credeva fortemente in quello che faceva. Perchè lo faceva con grande passione.
Ishara non sarà ricordato da nessuno. Nessuno lo ringrazierà per il suo sacrificio. Non diventerà un eroe. Nessuno restituirà il suo amore per i primati e per la conservazione di un ambiente che solo quando sarà stato distrutto, rimpiageremo.
Noi tutti forse una riflessione possiamo farla. Era il 1985 quando la primatologa americana Dian Fossey fu uccisa nel confinante Parco in Ruanda, sempre per difendere i gorilla. A 30 anni da quella tragica morte, sembra che nulla sia cambiato, se non il fatto che i morti fanno meno rumore.
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