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sabato 15 agosto 2015

Un premio poco conosciuto: Ibrahim Prize

Nonostante sia - ad oggi - ritenuto il Premio più ricco al mondo, risulta essere, ai più (soprattutto in Italia) sconosciuto. Infatti con la cifra di 5 milioni di dollari (a cui si aggiungono 200 mila dollari annui di vitalizio) il Premio Mo Ibrahim supera abbondantemente gli 1,3 milioni di dollari consegnati dal Premio Nobel per la Pace.

Il Premio, che è "un premio per il successo ella leadership in Africa", è stato istituito nel 2007 dalla Mo Ibrahim Foundation e viene consegnato a Capi di Stato o di Governo africani che hanno servito e guidato meglio lo sviluppo del loro paese sotto gli aspetti della sanità, della sicurezza, della scolarizzazione e dello sviluppo economico.

Ma, l'elemento che contraddistingue questo premio e che lo rende per molti versi unico, è che i leader devono aver lasciato la carica (negli ultimi tre anni) al termine del loro mandato (in cui siano stati eletti democraticamente). Qualcuno forse non coglierà pienamente questa particolarità e la sua importanza, ma se guardiamo la lista degli uomini che da più tempo detengono il potere balza agli occhi che è l'Africa (una volta esclusi i grandi reami soprattutto europei) a guidare questa non invidiabile classifica. Insomma in Africa, una volta conquistato il potere, non si lascia così facilmente!

Il premio, nato per volere dell'anglo-sudanese Mohammed "Mo" Ibrahim, uomo d'affari  (nato in Sudan nel 1946) nell'ambito delle telecomunicazioni (nel 2005 ha venduto la compagnia Celtel, da lui fondata nel 1998 e attiva in 14 paesi africani, per la modica cifra di 3,4 miliardi di dollari!).

L'idea della Fondazione è quella di premiare appunto l'eccellenza nella leadership africana in particolare per quanto riguarda la capacità di governare e di lottare contro la povertà, applicando una alta applicazione del "buongoverno" (cosa ritenuta fondamentale per lo sviluppo) e della necessità di essere leader ed esempio virtuoso da imitare.

Tutte queste caratteristiche hanno determinato che per ben quattro anni (2009, 2010, 2012 e 2013) nessuno ha meritato questo ambito premio.

Ma, vediamo chi sono stati i vincitori.

Nel 2007, anno dell'istituzione del Premio, esso è stato assegnato in modo onorario a Nelson Mandela (che, è bene ricordalo, dopo essere stato eletto nel 1994 alla guida del Sudafrica, decise di non ricandidarsi nel 1999 (sarebbe stato rieletto senza problemi) per lasciare spazio ad altri) e all'ex Presidente del Mozambico, Alberto Chissano - che oltre a decidere di non candidarsi per il terzo mandato (aveva guidato il paese dal 1996 al 2005) ha saputo lavorare per riconciliare le parti in conflitto, pacificando il Paese.

Nel 2008 il premio fu assegnato all'ex-Presidente del Botswana, Festus Gontebanye Mogae, capace di assicurare al Paese stabilità e prosperità (sfruttando le risorse minerarie) riuscendo a "superare" la pandemia di HIV che minacciava il paese. Governò tra il 1998 e il 2008.

Dopo i due anni (2009 e 20010) in cui il premio non fu assegnato, nel 2011 fu vinto dall'ex- Presidente di Capo Verde, Pedro De Verona Rodrigues Pires, che avendo governato dal 2001 al 2010, ha avuto la capacità di trasformare Capo Verde in un modello di stabilità e democrazia, facendo crescere la prosperità. tali successi sono stati riconosciuti da tutta la comunità Internazionale.

Infine, dopo che per altri due anni (2012 e 2013) il Premio non è stato assegnato, nel 2014 è stato consegnato (marzo 2015) all'ex Presidente della Namibia, Hifikepunye Pohamba (2005-2015) che ha saputo guidare la Namibia in un importante momento di transizione, assicurando buon governo, una forte libertà di stampa e il rispetto dei diritti umani.

E' bene precisare che si tratta di scelte della Fondazione e che non necessariamente i paesi in cui hanno governato i vincitori corrispondono a paradisi di diritti e di sviluppo. Si tratta però di indicazioni importanti e di tendenze che meritano sicuramente riflessioni e approfondimenti.

La Ibrahim Foundation stila anche una classifica sulla qualità del governo dei 54 paesi africani. Lo fa, combinando oltre 100 variabili provenienti da 30 fonti indipendenti all'interno di categorie che riguardano le leggi, la partecipazione dei cittadini e i diritti umani, le opportunità di economie sostenibili e lo sviluppo umano.
L'ultima classifica disponibile (i dati completi sono scaricabili qui), quella del 2014, vede la seguente classifica (su scala 100) per quanto riguarda i primi 10 posti:
- Mauritius 81,7 
- Capo Verde 76,6
- Botswana 76,2
- Sudafrica 73,3
- Seychelles 73,2
- Namibia 70,3
- Ghana 68,2
- Tunisia 66,0
- Senegal 64,3
- Lesotho 62,3

Mentre, nella classifica inferiore, a partire dall'ultima posizione, troviamo:
- Somalia 8,6
- Rep. Centrafricana 24,8
- Eritrea 29,8
- Ciad 32,3
- Guinea-Bissau 33,2
- RD Congo 34,1
- Zimbabwe 38,0
- Guinea Equatoriale 38,4
- Angola 40,9
- Libia 42,1

Appare chiaro, da questi numeri (e, ancor più andando a esplorare gli indicatori proposti dalla Fondazione) quali sono i Paesi dell'Africa in cui seriamente si stanno facendo grandi progressi.
Di contro, è altrettanto evidente, che luoghi ove non esistono governi capaci di creare sviluppo sono quelli più martoriati del continente e quelli ove maggiormente si concentrano illegalità e interessi economici enormi, ma illegalmente sostenuti. Guerre (armi), diamanti, petrolio, gas, coltan, droghe, integralismo, pirateria e violazioni di ogni genere passano per gli ultimi luoghi di questa classifica.









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