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giovedì 10 dicembre 2015

A spasso tra i numeri: la popolazione

Ho sempre avuto una passione per i numeri e per le statistiche. A volte conoscerli aiuta a passare da un pensiero "per sentito dire" ad uno "più realistico e corrispondente alla realta". I due pensieri spesso sono antitetici tra loro. Questo non significa che le statistiche (i numeri) non possono essere interpretate, soggette al pensiero di chi le scrive e perfino manipolate. Resta però il fatto, che almeno possono essere messe in discussione e comparate con altre fonti. Purtroppo la velocità delle comunicazioni e la voglia (legittima) di ognuno di dire la propria porta a non verificare sempre le fonti e a imbucarsi in tortuose avventure per giustificare le proprie idee. Un esempio concreto è quanto avviene di questi tempi sulle migrazioni e sui rifugiati. Per la maggior parte delle persone siamo di fronte ad una biblica fuga dal sud verso nord del pianeta (e l'Europa in particolare), di persone che scappano dalle guerre. Le drammatiche immagini, i resoconti e le statistiche che si riportano (sapientemente selezionate) fanno pensare che l'Europa sia il punto in cui si concentrano la maggioranza dei profughi del mondo. Niente di più falso! I numeri, quelli veri, ci dicono, come è ovvio pensare, che la maggioranza dei profughi vive nei paesi del sud del mondo e spesso appena oltre i confini del proprio paese.

Spinto da queste riflessioni e da molte altre, approfittando della recente uscita del librettino curato da The Economist e Internazionale, Il Mondo in cifre 2016, ho scritto alcuni post che traendo lo spunto da alcuni numeri, permettono di fare qualche riflessione, sempre con l'attenzione rivolta all'Africa. Un modo per aiutarci a comprendere la realtà e le sue molte, e complesse, sfaccettature.

Ho pensato di cominciare a vedere,a grandi linee, chi sono e dove sono gli abitanti del nostro mondo.

Oggi gli abitanti del pianeta (poco oltre i 7 miliardi) si distribuiscono in modo tutt'altro che uniforme. Un terzo dell'umanità vive in due paesi, la Cina e l'India. In Asia inoltre abitano il 60% degli abitanti del pianeta, il 15% in Africa e solo il 10% in Europa. Il primo paese africano per numero di abitanti è la Nigeria, che si colloca al 7° posto, con 174 milioni di persone. Le previsioni (quindi ipotesi da verificare) per il futuro (2050) oltre a generare il sorpasso dell'India sulla Cina, porterà la Nigeria ad essere il terzo paese più popoloso al mondo, con 440 milioni di persone previste. Trascurare oggi quello che accade in Nigeria (e non è poco) non è molto saggio. Ma, l'umanità in percentuale crescerà solo in Africa, che nel 2050 potrà contare del 20% degli abitanti del pianeta, quando l'Europa toccherà quota 7%.

Del resto se guardiamo alla rapidità della crescita demografica. i primi 15 paesi nel mondo sono nel continente africano, guidati dal Niger (3,9%), mali, Uganda e Zambia (3,2%). Di contro a paesi che non crescono o crescono poco sono soprattutto nell'Europa dell'Est e nelle ex-Repubbliche Sovietiche (la Bulgaria guida questa classifica con un dato negativo di 0,8%).
Questo avviene perchè sono africani i primi 25 paesi con il più alto tasso di natalità, con in testa Niger (50 nascite su 1000 abitanti) e il Ciad (48 su 1000). Per fare un raffronto con i paesi Europei, tra quelli con la più bassa natalità, la Germania ha un tasso di natalità di 8 su 1000. 
Il tasso di fecondità (il numero di figli per donna) vede in testa venti paesi africani, con il Niger a 7,6 e il Sud Sudan a 7. Di contro in Europa, nei paesi dell'Est e nell'Asia "ricca" il tasso oscilla tra 1,1 e 1,4 figli per donna.
Naturalmente i bambini in Africa muoiono molto di più. Per noi europei la morte di un bambino è un fatto raro, drammatico e spesso inspiegabile. Il tasso di mortalità infantile (bambini di meno di 5 anni morti per ogni 1000 nati vivi) nonostante alcuni indubbi miglioramenti resta altissimo (107 in Sierra Leone, 102 in Repubblica Democratica del Congo e 89 in Angola). I primi 21 posti sono occupati da paesi africani. Tanto per capirci in Islanda il tasso di mortalità infantile è 1,6, mentre in Italia è 2,3!
Nascere e sopravvivere dopo i 5 anni, in molti paesi africani è ancora un'impresa. Poi, bisogna rimanere vivi. La speranza di vita è di 46,8 anni in Sierra Leone, 48,7 in Swaziland e poco oltre i 50 anni in Lesotho e Botswana. Sono ben 33 i paesi africani che occupano i primi posti di questa non invidiabile classifica.
Di contro in Europa e nell'Asia "ricca", la speranza di vita è quasi doppia (84,3 in Giappone, 83 in Svizzera e in Italia).

La popolazione si sposta sempre più in aree urbane. In alcuni paesi le città si ingrandiscono al ritmo del 5, 6 e perfino 8% all'anno. Ormai alcune città hanno assunto le "dimensioni umane" non di piccoli stati, ma di medie entità statali. Tokyo con circa 38 milioni di abitanti ha superato la popolazione del Canada e si attesta intorno a quella della Polonia o dell'Algeria. Dopo Tokyo la città odierna più popolosa è Delhi, con 25,7 milioni di abitanti (quando il Ghana e più della Romania), seguita da Shanghai con 23,7 milioni (come l'Australia). Tra le grandi città del mondo troviamo alcune città africane come Il Cairo (18,8 milioni, 9° città più popolosa), Lagos (13,1 milioni, 17°) e Kinshasa (11,6 milioni, 23°). 
Vivere nelle città non è però assolutamente facile e soprattutto non tutte le città sono uguali. Vi è un indicatore, chiamato Indice di Vivibilità (mette insieme parametri relativi alla stabilità politica, alla sanità, alla cultura, all'istruzione e alle infrastrutture) che raffronta in una scala 100 (tra ideale e intollerabile) il vivere nelle città.
Se nella scala alta si trovano città Australiane, Canadesi e qualche Europea (Melburne, Vienna, Vancouver, Toronto e Adelaide, le prime cinque), nelle zone basse ci sono le grandi metropoli asiatiche e africane (Damasco, Dhaka, Lagos, Algeri, Karachi, Harare, Douala, Tripoli e Abidjan nell'ordine).

Se ci fermassimo solo a questi semplici dati (quelli di cui parleremo nei prossimi post vanno comunque nella stessa direzione), verrebbe spontanea una semplice considerazione. Se, chiunque di noi, si trovasse a nascere in un paese dove ha molte probabilità di morire prima dei 5 anni, consapevole che vivrà mediamente 50 anni, che se è donna dovrà partorire almeno 5-6 figli (e non abbiamo parlato dei diversi rischi del parto), nella speranza di vederne crescere qualcuno e fosse condannato a vivere in città dove è intollerabile la vita, e scoprisse che poco più in là, ci sono altri esseri umani che vivono meglio, di più e più sicuri, come ci comporteremmo? Poi sempre in quei luoghi, scoppiano le guerre.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati dice che dei 59,5 milioni di rifugiati nel mondo (19, 5 milioni fuori dal paese, 38,2 milioni interni e 1,8 milioni richiedenti asilo) l'86% vive nei paesi poveri (spesso vicino da dove scappano nella speranza di rientrare un giorno). Solo nel 2014 sono scoppiati 15 conflitti nel mondo (8 in Africa, 3 in Medio Oriente, uno in Europa dell'Est e tre in Asia. A questi vanno aggiunti i conflitti del recente passato (sono stati meno di 130 mila i rientri nei paesi), le situazioni di estrema instabilità politica e quelle situazioni croniche e spesso dimenticate (Palestina, Sahara Occidentale e Darfur, per citare le più note). I Paesi con maggior numero di profughi ospitati sono il Libano, la Giordania, l'Etiopia, il Pakistan, la Turchia, l'Iran e il Kenya.


 

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