Forse non tutti conoscono chi è, e soprattutto chi è stato, Hissene Habrè. E' un nome che, contrariamente ad altre anime nere che hanno solcato la terra rossa dell'Africa, incendiandola, non è uscito molto dai confini del suo paese come è avvenuto ad esempio per i più noti Mobutu, Bokassa o Amin. Dal 1982 al 1990 quando ha governato le sorti del Ciad, un paese grande (circa quattro volte l'Italia), poco abitato (11 milioni di persone), senza sbocco al mare e per metà nel deserto del Sahel, lo ha fatto con il pugno di ferro.
Oltre 40 mila morti, 200 mila persone torturate (molte donne stuprate) e 80 mila orfani è il bilancio, poco invidiabile, di colui che è stato chiamato il "Pinochet africano".
Il Ciad era una colonia francese e i francesi non hanno mai fatto mancare la loro influenza. Allora, quando il 7 giugno 1982 Habrè prese il potere con un golpe, nel 1987, quando il Ciad sia avventurò in una guerra contro la Libia di Gheddafi (allora oltre alla Francia furono anche gli Stati Uniti ad aiutare il dittatore africano, nella più tipica delle complicità dettate dalla realpolitik), il 1 dicembre 1990 quando Habrè, oramai scomodo, fu destituito o nella totale instabilità che il paese sta vivendo in questi ultimi anni.
Habrè dopo la sua deposizione andò in esilio in Senegal (sempre su pressione francese) dove ancora oggi vive. La comunità internazionale - grazie anche alla costanza delle vittime e dei loro legali - non ha dimenticato però i suoi crimini e con un lungo lavoro diplomatico ha costretto il Senegal (assistito dall'Unione Africana) a giudicarlo per i crimini commessi in Ciad. Per farlo il Senegal ha dovuto persino modificare alcune parti del suo ordinamento. Sono nel 2013 Habrè è stato arrestato.
Il 30 maggio 2016 Habrè (che oggi ha 74 anni) è stato condannato (dopo un processo iniziato nel luglio 2015) dal Tribunale Speciale di Dakar all'ergastolo per aver commesso crimini di guerra, crimini contro l'umanità, tortura, riduzione in schiavitù e per stupro (la prima condanna per crimmini sessuali per un capo di stato).
La sentenza è stata definita dal New York Times una "pietra miliare della giustizia africana"
La condanna di Habrè rappresenta un fatto storico per più motivi. Il primo, che per la prima volta un leader africano viene condannato per crimini commessi in un altro paese non da un Tribunale Internazionale ma da un tribunale speciale in Africa. Per la prima volta, i giudici come i magistrati sono stati tutti africani. Questo fatto apre un precedente di grande importanza giuridica.
Il secondo e ancor più importante fatto è che Habrè viene condannato 26 anni dopo i fatti di cui è stato ritenuto responsabile. Questo mette una serie ipoteca sulla fine dell'impunibilità dei crimini dei dittatori, ovunque loro siano e in qualunque momento abbiano commesso i fatti.
Il terzo è che la vittoria della società civile ciadiana, che ha fatto molta pressione per ottenere questo processo, rappresenta una speranza per tutti i popoli oppressi contro i tiranni di ogni razza.
Per chi volesse approfondire ecco le pagine dedicate al processo dal sito di Human Rights Watch