venerdì 17 giugno 2016

Il Delta del Niger si riaccende

E' di questi mesi la notizia dell'entrata in scena, nel pluridecennale conflitto del Delta del Niger in Nigeria, di un nuovo gruppo di guerriglia chiamato Niger Delta Avengers (NDA), ovvero i vendicatori del Delta del Niger.
Le loro azioni, principalmente di sabotaggio e distruzione degli oleodotti, ha prodotto un importante e cruciale effetto: la riduzione drastica della produzione di petrolio che ha portato la Nigeria a perdere il primato della produzione nel continente africano a scapito dell'Angola.
La questione del Delta del Niger è, non solo attuale, ma, è all'origine di gran parte delle difficoltà della Nigeria di oggi e causa indiretta di una serie di effetti che si vedono anche da noi, come la tratta di esseri umani (giovani donne) ai fini dello sfruttamento sessuale.
Ma, proviamo in modo sintetico, a fare un pò di ordine.
Poco prima dell'indipendenza (avvenuta nel 1960), alla fine degli anni '50, in Nigeria ed in particolare nel Delta del Niger viene scoperto il petrolio In realtà le prime trivellazioni iniziano alla fine degli anni '30). Già dal 1958 le grandi compagnie petrolifere, a partire dalla Shell (ma poi seguiranno Chevron, Exxon, Total, Agip - oggi ENI - ed altri) sono attive nel paese.
In trenta anni (dal 1960 al 1990) la produzione petrolifera cresce, facendo diventare la Nigeria uno dei primi 15 produttori al mondo. Una produzione destinata interamente all'estero (ancora oggi la quota consumata nel paese è minima - nel 2011 era di 0,69 barili pro-capite contro gli 8,74 dell'Italia). I vantaggi del grande business si distribuiscono tra le multinazionali (cifre enormi), tra la classe politica corrotta, che si succeduta attraverso guerre e colpi di stato (cifre importanti) e la popolazione (quasi zero). Dal Delta del Niger arriva l'80% del PIL nazionale della Nigeria, che è speso altrove (al Nord).
Il risultato è che: la multinazionali estraggono il petrolio senza badare ai danni ambientali - hanno devastato un territorio enorme e fino a prima del loro arrivo, un gioiello della natura. Per fare ciò pagano profumatamente la classe dirigente che si arricchisce (negli anni 90 in Nigeria si parla di vere e proprie "cleptocrazie") ed assieme ad essa cresce la criminalità che si organizza (offre servizi sporchi alle multinazionali, come eserciti privati e ritorsioni contro chi si mette di traverso) e si rende economicamente forte fino ad inventarsi propri e sempre più redditizi business (come la tratta degli esseri umani e il commercio di stupefacenti). Infine, la popolazione, che per la stragrande maggioranza non solo non gode degli enormi introiti petroliferi, ma ne paga conseguenze gravi sotto il profilo nella salute e dell'ambiente.
A partire dagli anni '90 le prime popolazioni insorgono. I primi a farlo sono il popolo Ogoni, un piccolo gruppo etnico di circa 500 mila persone che vive nello Stato di Rivers e  che  che attraverso una lotta non violenta denunciano il degrado dell'ambiente. Nasce così il MOSOP (Movimento per la sopravvivenza del Popolo Ogoni) il cui leader e figura chiave è stato lo scrittore Ken Saro Wiwa, impiccato nel 1995 assieme ad altri 8 attivisti.
L'esperienza degli Ogoni - che parlavano di ambiente, di ridistribuzione delle ricchezze e di responsabilità delle multinazionali - si è trasformata (senza continuità) dopo la morte del suo leader in movimento armato.
Movimenti armati, quando non vere e proprie bande criminali, che hanno saccheggiato e si sono dedicate al commercio illegale del petrolio, ai furti e al controllo del territorio. Le bande hanno iniziato a combattere tra di loro e solo nel 2004, con la nascita del MEND (Movimento per l'Emancipazione del Niger Delta) si assiste ad una sorta di "cartello" dei gruppi militanti.
Da allora i tentativi del governo sono stati sempre quelli di "comprare" i guerriglieri, offrendo ai loro leaders ingenti somme di denaro e "stipendi" (si parla di 420 dollari al mese) per le manovalanze. Nel 2009 si assiste ad un primo accordo (Presidential Amnesty Programme- PAP) e nel 2014 ad un definito cessate il fuoco. Gli accordi del 2009 sono costati al governo circa 500 milioni di dollari all'anno, senza per nulla toccare le cause del conflitto. Sono circa 30 mila i miliziani che ricevano una sorta di stipendio ogni mese, per aver smesso di combattere, che in un'area dove la disoccupazione raggiunge il 50% diventa un elemento esplosivo.
Nell'ultimo bilancio dello stato, il presidente Bihari, a ridotto del 70% i fondi per il PAP e questo ha dato il via a nuovi e importanti attacchi.
E' altamente probabile che i nuovi gruppi di ribelli rispondano molto di più a logiche economiche che agli ideali ambientali e di ridistribuzione delle ricchezze che avevano caratterizzato le prime proteste degli anni '90.
E' pero certo che il Delta del Niger è vittima di un disastro immane. Un'amica che dopo anni è ritornata dalla sua famiglia nel Delta mi ha raccontato di come i terreni sono così inquinati che la cassava (uno degli elementi che favoriscono spesso la sopravvivenza di intere popolazioni) non cresce più (le piantine affondano le radici in un terreno inquinato da petrolio) mentre i pescatori non possono più pescare nelle lagune inquinate. La sua è una critica a tutto campo, che coinvolge il governo corrotto "a cui interessa solo il Nord" ma, anche i gruppi guerriglieri "che nascono solo perché hanno bisogno di soldi". Un quadro rassegnato e per niente rassicurante per il futuro. Un danno, quello del Delta, che nel 2011 è stato stimato essere uno dei più gravi avvenuti nel novecento e per cui saranno necessari oltre 30 anni per le opere di bonifica.
La verità è che tra le maglie della popolazione, oramai esausta (oltre col 60% vive sotto la soglia di povertà), che lotta perché la loro terra non diventi una sterile e putrida laguna si sono inseriti i soliti sciacalli che sfruttando l'enorme quantità di denaro, la corruzione dei governi e la disattenzione generale si stanno arricchendo ai danni del territorio e le persone che ci vivono. I moderni Avengers non sembrano essere differenti.
Noi, come al solito, stupiti di un mondo che frana sotto i nostri piedi.




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