La notizia è diventata ufficiale in questi giorni, quando la Conferenza Internazionale dell'IUCN (International Union for Conservation of Nature) in corso nelle Hawaii, ha decretato la revisione della Lista Rossa - una sorta di monitoraggio in tempo reale di quasi 83 mila specie, animali e vegetali, che sono minacciate di estinzione nel mondo.
La conferenza ha incluso anche il Gorilla Orientale (Gorilla beringei), come già da anni il Gorilla Occidentale (Gorilla gorilla) nella lista degli animali a critico rischio di estinzione. In termini tecnici rappresenta l'ultimo gradino prima della definitiva scomparsa di questo animale dal nostro pianeta.
Secondo l'IUCN negli ultimi 20 anni la popolazione dei gorilla si è ridotta del 70%, arrivando oramai a contare meno di 5000 esemplari (erano oltre 17 mila nel 1995).
Come è noto i Gorilla vivono solo in Africa (Sancara ne aveva parlato in questo post) e sono rappresentati appunto da due grandi specie quella Occidentale e quella Orientale, che è il più grande primate esistente sul nostro pianeta, entrambi con due sottospecie.
Con il Gorilla Orientale, diventano così 4 su 6 le specie dei grandi primati che sono a critico rischio di estinzione (i due gorilla e le due specie di Oranghi asiatici), mentre "solo" a rischio estinzione lo Scimpanzé e il Bonobo.
Insomma si profila il rischio concreto che le specie animali più prossime al genere umano scompaiano dalla Terra, uccisi dalle specie umana, l'unica specie capace di distruggere anche se stessa.
Infatti alla base della drastica riduzione del numero dei gorilla vi è l'uomo, che attraverso il bracconaggio e la distruzione degli habitat naturali ha letteralmente decimato i gorilla (e non solo).
Il gorilla orientale ha la "sfortuna" di vivere in un habitat, tra i meravigliosi monti nella Repubblica Democratica del Congo, del Ruanda e dell'Uganda che sono anche al centro di sanguinosi conflitti. I Gorilla rappresentano fonte di guadagno per i bracconieri, come trofei e come carne.
E' una storia vecchia, sia chiara. Ne ha fatto le spese, ancora nel 1985, la primatologa americana Dian Fossey, che per prima si è scontrata con la difficoltà di proteggere questa specie dal suo peggior nemico o più recentemente Ishara Birindiwa, il giovane ranger, che ha perso la vita per difendere questi straordinari animali dai bracconieri.
Certo è difficile pensare che lo stesso Uomo, quello che in più luoghi del Pianeta sta distruggendo se stesso, sia capace di salvaguardare esseri, che tolti dal loro habitat, dimostrano una enorme fragilità.
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