venerdì 29 dicembre 2017

E' tornato Weah, con qualche ombra

George Weah, stella del calcio africano, giocatore del Monaco, del Paris Saint Germain e del Milan (1995-2000), classe 1966, il 22 gennaio 2018 diventerà Presidente della Liberia.
La sua ascesa politica è stata accompagnata da sconfitte e poi da polemiche. Nel 2005 fu il candidato presidenziale sconfitto (vinse quella volta Ellen Johnson-Sirleaf, un'economista, Premio Nobel per la Pace e ancora oggi in carica). Nel 2011 fu sconfitto dal collega di partito Winston Tubman per concorrere alla corsa presidenziale (anch'egli fu sconfitto). Nel 2014 fu eletto senatore e nel 2017 si è presentato quale avversario del vicepresidente in carica Joseph Boakai.
Dopo aver vinto il primo turno (con il 38,7%), a capo della Coalizione per il Cambiamento Democratico (un partito conservatore di centro-destra), ad ottobre, dopo la lunga sospensione della Corte Suprema, a dicembre si è svolto il ballottaggio che lo ha visto vincitore con il 61,5%. George Weah, l'ex pallone d'oro del 1995, da gennaio 2018 guiderà la più antica repubblica africana e soprattutto sarà la prima transizione democratica tra due presidenti eletti da oltre 70 anni.

La Liberia ha avuto negli ultimi 12 anni, quelli della Presidenza della Johnson-Sirleaf, un generale miglioramento delle condizioni di stabilità e sicurezza. Si trattava del resto dell'uscita da oltre 14 anni di guerra civile che aveva fatto oltre 250 mila morti e aveva fortemente destabilizzato il Paese. In questi ha ottenuto la fine del mandato della Missione di Pace delle Nazioni Unite (durata dal 2003 al 2016), il ritiro delle sanzioni internazionali,  l'aumento della speranza di vita da 56 a 62 anni, il PIL aumentato del 248% e soprattutto la ripresa delle esportazioni di cacao, caffè, ferro, ore e diamanti, che hanno consentito di cancellare 4 miliardi di dollari di debito pubblico. Ricchezze enormi di un paese che resta povero. Nel 2014 la Liberia, colpita dall'epidemia di Ebola (oltre 5.000 morti) ha mostrato tutte le sue debolezze che si sono poi concretizzate con un calo del PIL (-1,6%) nel 2016.

Certo su Weah pesa anche il determinante appoggio della senatrice Jewel Howard Taylor, moglie dell'ex sanguinario dittatore Charles Taylor (condannato a 50 anni di reclusione dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l'umanità), che ebbe ruoli di importanza durante la presidenza del marito e che diverrà vice-presidente. Una donna che solo nel febbraio 2012 ha proposto una legge che condannava a morte gli omosessuali. Il National Patriotic Party, di cui la Taylor è esponente, risulta ancora essere guidato dall'ex marito (hanno ufficialmente divorziato nel 2006, ovvero quando si candidò al Senato) dalla prigione. 
Un'alleanza che è stata fondamentale per la vittoria ma che, getta pesanti ombre sul futuro.
Weah, che in campagna elettorale ha promesso scuole gratuite e posti di lavoro, dovrà dimostrare di essere, anche il politica, un vincente.


George Weah, nato e cresciuto nella baraccopoli di Clara Town a Monrovia, di etnia Kru,  aveva 13 fratelli, cresciuto dalla nonna, studia nelle scuola islamica e dopo presso la Wells Hairston High School, si converte all'islam negli anni 90.  Ha sempre raccontato di aver sofferto la fame quando era piccolo. Sposato, ha tre figli.

La Liberia è, dopo l'Etiopia, il più antico stato indipendente dell'Africa. Il nome, che deriva dal latino Liber (libero) fu coniato nel 1822 dalla American Colonization Society, quando comprò (con finanziamento di gruppi religiosi e filantropici americani) delle terre dove stabilire una colonia di "liberi uomini di colore", ovvero ex schiavi. Nel 1847 la colonia proclamò la sua indipendenza. Fino al 1980 il potere resto nelle mani dei discendenti dei coloni. Da allora si susseguirono colpi di stato, dittature e guerre civili che portarono nel 1997 all'elezione del signore della guerra Charles Taylor. Dal 1999 e fino al 2003 una nuova guerra civile mise definitivamente in ginocchio il paese. La capitale, Monrovia, è dedicata a James Monroe, presidente degli Stati Uniti quando fu fondata nel 1822 su un pre-esistente porticciolo.

Ecco un'intervista del 2012 alla Jewel Taylor

lunedì 11 dicembre 2017

Attacco ai caschi blu. Quali sono gli interessi in gioco?

La regione del Kivu a molti dice poco a nulla. E', per molti, una remota zona dell'Africa dove la legge non conta e dove il valore degli uomini, a ancor meno delle donne, è simile allo zero.
Un luogo nel nostro pianeta dalla lussureggiante vegetazione, dove le montagne scendono verso la pianura e attraverso morbide terrazze naturali guardano il lago omonimo ricco di numerose isole. Il clima è l'ideale per l'agricoltura e per gli allevamenti  e il sottosuolo è ricco di minerali di ogni genere (oro, argento, stagno, tantalio, tungsteno, zinco) Sulla carta un luogo che dovrebbe essere un paradiso in terra. Dovrebbe. 
In realtà si tratta di una delle versioni più vicine all'inferno che l'uomo conosca.
A partire dagli anni '90, oramai da oltre due decenni, la regione è teatro di una dei più devastati e dimenticati conflitti del pianeta.

Dal 2000 la Nazioni Unite sono nella Repubblica Democratica del Congo con una missione di pace chiamata MONUSCO (fino al 2010 MONUC), ovvero UN Organization Stabilization Mission in the Democratic Republic of the Congo voluta dalla risoluzione 1291 del novembre 1999. Una missione costata fino ad oggi 8,74 miliardi di dollari e che ha visto passare oltre 95 mila soldati (in media tra i 15 e i 18 mila persone impegnate) di vari paesi. Un impegno nel tentativo di stabilizzare una Regione che invece si infiamma giorno dopo giorno e dove, proprio i caschi blu, sono osservatori di cose che forse qualcuno vorrebbe non far vedere.

L'attacco del 7 dicembre vicino a Beni (Nord Kivu) che ha visto morire 15 caschi blu, tutti tanzaniani, (oltre 53 i feriti) è il più grave degli ultimi anni (bisogna tornare al 5 giugno 1993 quando a Mogadiscio vennero uccisi 24 caschi blu pakistani) avvenuti contro personale dell'ONU. Nel passato più volte gli uomini con il casco blu sono stati oggetti di violenza. Solo in Africa oltre 1300 persone hanno perso la vita nelle 29 missioni che a partire dal 1948 sono state organizzate nel continente nero. Di queste 121 erano nella missione MONUSCO.

La situazione nel Kivu è drammatica. Solo negli ultimi 6 mesi , stando a Human Rights Watch, sono oltre 500 i civili uccisi, oltre 1000 quelli rapiti per riscatto e almeno 11 gli stupri di massa. Quest'ultimo dato è quello che più fa inorridire. Lo stupro come arma di guerra (non si sa per ognuno delle 11 azioni quante donne siano state coinvolte) è diventato per i carnefici delle guerriglie (sono oltre 120 i gruppi armati) un fatto "normale".
La novità di quest'attacco, apparso a tutti come ben organizzato e preparato da tempo, è quella che a farlo sembra sia stato un gruppo ugandese (AFD - Alleanza delle Forze Democratiche) di matrice islamica che colpisce in un'area dove gli islamici sono praticamente assenti. Che dietro ci possa essere la lunga mano di chi ha interessi nel ricco sottosuolo del Kivu, sembra scontato.
Allora è spontanea la domanda: chi finanzia questi gruppi e quali sono gli interessi in gioco?




giovedì 16 novembre 2017

Il tramonto di Mugabe

Nello Zimbabwe è in corso un colpo di stato. Se, come sembra, avrà successo sarà il primo in Africa dal 31 ottobre 2014 quando, in Burkina Faso, fu defenestrato Blaisè Campaore, il mandante dell'assassnio di Thomas Sankara. I tempi sono cambiati e perfino in Africa i cambi di potere cruenti non avvengono come un tempo (si veda questo post)
I militari hanno, per la prima volta dal 1980, voltato la faccia all'uomo che da oltre 37 anni guida un paese dalle enormi ricchezze e dalle grandi ingiustizie sociali.
Robert Mugabe, che oggi ha 93 anni ed è/era il leader politico in carica più vecchio del mondo (dopo di lui la Regina Elisabetta che ha due anni di meno). E' anche uno dei leader che da più tempo è al potere (nella speciale classifica si colloca all'8° posto assoluto).
Mugabe è alla guida dello Zimbabwe fin dall'indipendenza, avvenuta nel 1980, prima come Primo Ministro e dal 1987 come Presidente (allo stesso link sull'indipendenza vi rimando per una breve storia del Paese). 
Un presidente la cui storia, fino a qualche giorno fa poteva essere definita come "protetto dalla Cina, con un passato marxista-leninista, gradito in Vaticano".
Fino a qualche giorno fa perchè l'origine dell'attuale colpo di stato è da ricercarsi nella figura dell'ex Vice-Presidente Emmerson Mnangagwa chiamato "il coccodrillo" - potente figura politica da sempre a fianco del vecchio Presidente e soprattutto molto legato ai militari e ai servizi segreti e la giovane moglie di Mugabe, Grace Ntombizodwa Mugabe, di 52 anni.
Grace, che fino a qualche anno fa si era completamente disinteressata degli affari politici, al punto che era stata soprannominata "Gucci Grace" per la sua propensione agli acquisti di lusso, è divenuta la candidata alla successione del marito.
Dopo essere stata nominata a capo della lega femminile del partito ZANU al potere, le dimissioni forzate del vicepresidente Mnangagwa sono state viste (e di fatto lo erano) come il mezzo per togliere di mezzo un ostacolo alla ascesa politica della first lady.
Il generale Moyo, che per conto dei militari ha preso parola alla televisione di Stato, ha affermato che si è trattato di un'opera di "pulizia del partito" di "una banda di criminali".
La figura di Grace è sempre stata molto chiacchierata. Sudafricana, moglie di un ufficiale dell'aeronautica dello Zimbabwe, diventa la segretaria del Presidente Mugabe nel 1987 con cui inizia una relazione clandestina (lui aveva 41 anni più di lei) e da cui avrà due figli (nati nel 1988 e nel 1990). Nel 1996 - quattro anni dopo la morte della prima moglie di Mugabe, Sally - i due si sposano e Grace diviene ufficialmente la First lady. nel 1998 nasce la loro terza figlia.
Dopo il matrimonio - con oltre 40 mila invitati - Grace restò per anni nell'ombra soprattutto nel Paese, mentre all'estero non faceva mancare il suo lavoro a fotografi e giornalisti grazie al suo amore per lo shopping. Ma niente di particolarmente scandaloso.
Successivamente gli affari della signora Mugabe videro coinvolti il settore diamantifero (di cui il paese lentamente aveva lasciato campo alla Cina in cambio di ricche concessioni quasi personali della famiglia Mugabe) e appunto all'Oriente (per un periodo prese anche casa in Malaysia). Mentre il paese sprofondava in una crisi economica senza precedenti.
La svolta avviene nel 2014 - quando dopo una frettolosa laurea in Sociologia all'Università dello Zimbabwe - la first lady inizia la sua ascesa in politica, preoccupata, secondo i maligni, per il suo futuro dopo la morte del marito.

Dalla giornata del golpe, Mugabe è nelle mani dei miliari mentre la signora Grace pare sia espatriata in Namibia.

E' difficile fare previsioni sul futuro. Come avviene spesso in Africa, sistemi corrotti e dittatoriali, che hanno resistito decenni rischiano di accendere fuochi importanti nell'atto di dissolversi. La questione etnica tra Shona (al potere) e Ndebele non si è mai chiusa. Che la storia politica di Mugabe fosse al capolinea era evidente a tutti, nonostante la sua forza e sua tenacia. E nonostante l'uso personalistico delle ricchezze del paese (suo questo si veda questo interessante approfondimento) Lo Zimbabwe è di fatto una miniera di diamanti (la sua storia lo racconta bene) che fa gola a molti. La Cina che forse fino a ieri proteggeva il suo uomo pare sia già pronta a saltare sul carro di un'altro vincitore, in fin dei conti le concessioni minerarie valgono molto di più che la fedeltà.
 




domenica 12 novembre 2017

Niumi National Park, un piccolo parco costiero

Nel 1987 la striscia di terra costiera, sulla sponda nord del fiume Gambia (e quindi nell'omonimo paese), viene dichiarato Parco Nazionale. Si tratta di una zona umida, di fatto una foresta di mangrovie quasi incontaminata (una delle poche nella costa Ovest dell'Africa a nord dell'Equatore), che confina con il più famoso Parco Nazionale del Delta del Saloum in Senegal (divenuto sito Patrimonio dell'Umanità nel 2011). 
E' un'area di quasi 5000 ettari (50 chilometri quadrati) che dista solo 7 miglia nautiche dalla capitale del Gambia Banjul e che include quasi 15 chilometri di costa oceanica. Attraverso il "Niji Bolon" - un ansa paludosa del fiume - si giunge poi all'Isola di Jinack, una piccola isola costiera dove è possibile alloggiare in un autentico luogo di tranquillità, fuori dai circuiti turistici. L'isola è anche chiamata "Paradise Island".
L'area costituisce un ideale luogo di osservazione degli uccelli, in particolare durante la stagione delle piogge quando vi si trovano anche specie migranti europee. Sono state oltre 300 le specie di volatili osservate nell'area.
Tra i mammiferi invece si vedono ancora leopardi, caracal, iene, altri piccoli mammiferi (tra cui la lontra africana) e alcune specie di scimmie (colobi rossi e galago) oltre che i coccodrilli. Inoltre si possono vedere delfini sulle aree marine e tartarughe verdi che depositano le uova sulle spiagge deserte.
Nel 2008 il Niumi National Park è stato inserito tra le zone umide protetta dalla Convenzione di Ramsar (vedi la scheda del parco, dove è possibile trovare anche la lista completa delle 303 specie di uccelli osservati nel parco).
All'interno del parco e negli immediati confini si svolgono anche attività umane, tutte legate ad economie di sussistenza, come la coltivazione del riso,  la pesca e l'utilizzo della mangrovia come materiale da costruzione. Recentemente sono stati introdotti anche la produzione di sale.

Vai alla pagina di Sancara sulle Zone Umide della convenzione di Ramsar

sabato 21 ottobre 2017

Il Lago Bosomtwe

Il Lago Bosomtwe (scritto anche Bosumtwi) è un lago naturale (l'unico del Ghana) nato da un cratere meteoritico frutto di un impatto avvenuto tra uno e due milioni di anni fa (nel Pleistocene).  E' quindi - in accordo con la Earth Impact Database uno dei 190 crateri meteoritici confermati nel pianeta Terra (di cui 20 in Africa) e uno dei 6 laghi meteoritici del mondo. 
Viene ritenuto anche uno dei crateri meteoritici meglio conservati del pianeta. Per questa ragione la sua alimentazione proviene esclusivamente dalla pioggia.
Il lago, di circa 10,5 chilometri di diametro, si trova in Ghana, nella regione Ashanti a circa 30 Km da Kumasi. Secondo i geologici il cratere è di circa 380 metri (ma potrebbe essere di oltre 700 metri a causa dei sedimenti del lago). Il lago oggi misura mediamente 45 metri con una profondità massima di 81 metri.
Il lago è ritenuto sacro. La leggenda racconta che fu un cacciatore ashanti, Akora Bompe, che nel 1648, mentre cacciava un antilope, trovò il lago nella fitta foresta. L'antilope, ferita si salvò gettandosi nel lago, mentre il cacciatore trovò  una riserva di pesca. Bosomtwe, significa appunto "dio dell'antilope". Ancora oggi il lago è oggetto di culto e la pesca all'interno (sono una decina le specie ittiche esistenti) è concessa solo con zattere di legno poiché è ritenuto un tabù toccare l'acqua del lago con oggetti di ferro.  Il livello dell'acqua al tempo veniva descritto come molto bassa e a conferma di ciò, sulle sponde sommerse del lago vi sono ancora alberi.
Oggi intorno al lago vivono oltre 70.000 persone, quasi tutti di etnia Akan (vi sono poi etnie minori quali Frafras,  Mamprusi, Dagaati e Kusaasi) in circa 30 villaggi. 
Nel 2016 il Lago Bosomtwe è diventato Riserva della Biosfera UNESCO con una superficie complessiva di 28 mila ettari, di cui, in accordo con il Programma Unesco Men and Biosphere 1159 di Core Area (riserva integrale), 10.750 ettari di area buffer (zona di riserva semi-integrale abitata)  e 16.800 di transition area (zona con attività economiche). Le attività economiche sono quelle della pesca (con le limitazioni relative al rispetto del luogo sacro), l'agricoltura e il turismo.
La Riserva comprende oltre al lago anche la foresta, le zone umide e le montagne adiacenti. Oltre ad una trentina di specie di alberi, nella foresta vi sono anche alcune specie animali importanti per la conservazione quali il Pangolino (una specie di formichiere), delle piccole scimmie (cercopitechi), il mamba verde e il cuculo dalla testa rossa.
Per quanto riguarda il turismo, in rete è possibile trovare recensioni di viaggiatori che hanno pernottato sul lago (ad esempio al Lake Bosomtwe Paradise Resort Kumasi) e le attività che si possono fare in loco.

Vai alla pagina di Sancara sulle Riserve della Biosfera in Africa

domenica 15 ottobre 2017

Ripropongo, oggi a 30 anni dall'assassinio di Thomas Sankara, il suo profilo che scrissi nel 2013.



martedì 15 ottobre 2013

Thomas Sankara (1949-1987), un sognatore

Presidente Burkina Faso (1983-1987)


“La nostra rivoluzione è, e deve essere, l’azione collettiva di rivoluzionari per trasformare la realtà e migliorare concretamente la situazione delle masse del nostro Paese. La nostra rivoluzione avrà avuto successo solo se, guardando indietro, attorno e davanti a noi, potremmo dire che la gente è, grazie alla rivoluzione, un po’ più felice perché ha acqua potabile, un’alimentazione sufficiente, accesso ad un sistema sanitario ed educativo, perché vive in alloggi decenti, perché è vestita meglio, perché ha diritto al tempo libero, perché può godere di più libertà, più democrazia, più dignità.”


Thomas Isidore Noel Sankara, per molti è stato il Che Guevara d'Africa. Un uomo integro, che aveva fatto di tutto, in parte riuscendoci, per far uscire il suo paese, l'Alto Volta (da lui rinominato Burkina Faso, "paese degli uomini integri") dalla povertà e dalla dipendenza verso gli ex paesi coloniali. Il suo progetto, rivoluzionario sotto molti aspetti, idealista, fu interrotto da una raffica di mitra dopo quattro anni. Aveva 37 anni.

Thomas, terzo di dieci figli, era nato a Yako il 21 dicembre 1949 da una famiglia cattolica (padre Joseph di etnia peul e madre Marguerite, mossi) che aveva tentato di indirizzarlo al sacerdozio. Da giovane fu un abile chitarrista, passione che l'accompagnò per tutta la vita. A 17 anni invece, Thomas si arruolò nell'esercito. La sua formazione militare avvenne in Madagascar (1970-73) all'Accademia militare di Antisitabè, in un periodo di tumulti e rivolte. Per un breve periodo sarà anche in Francia.


Dopo essere stato istruttore nella divisione paracadutisti (1976) ed aver frequentato un corso in Marocco (1978), assieme ad altri giovani ufficiali fondò, agli inizi degli anni '80, la ROC (Regroupment des Officiers Communistes), un'organizzazione di di miliari comunisti, con la quale prepara la "teoria" della sua rivoluzione.
Sotto la presidenza di Saye Zerbo (1980-1981), Thomas divenne nel 1981, dopo esser stato promosso capitano, Segretario di Stato per l'Informazione (settembre 1981), carica che abbandonò il 21 aprile 1982 in opposizione al regime.
A seguito del golpe del capitano Jean-Baptiste Ouedraogo avvenuto l'8 novembre 1982, Thomas Sankara divenne, il 10 gennaio 1983 Primo Ministro e in tale veste partecipa al vertice dei Paesi non Allineati a Delhi (7-12 marzo).
Il 17 maggio 1983 fu destituito e messo agli arresti domiciliari dallo stesso Ouedraogo. L'arresto portò ad una vera e propria rivolta, Sankara fu liberato il 30 maggio e il 4 agosto, i militari guidati da Blaisè Campaorè, sospinti dal movimento popolare di studenti e lavoratori, rovesciarono il regime di Ouedraogo e Thomas Sankara, assunse la carica di Presidente del Consiglio nazionale della Rivoluzione (CNR). Il gruppo dei fedelissimi è composto da Campaorè, Zongo e Lingani, oltre che da civili e molte donne.

I quattro anni di presidenza di Thomas Sankara furono una vera e propria rivoluzione. Il 2 ottobre 1983 Sankara pronunciò il discorso di orientamento politico, che gettò le basi della sua politica. Rinunciò a tutti i privilegi della sua carica (auto, aereo presidenziale e ogni genere di lusso). Il 4 agosto del 1984 l'Alto Volta divenne Burkina Faso e pochi giorni dopo nazionalizzò terre e miniere.

Il 4 ottobre 1984, pronuncia un celebre discorso alle Nazioni Unite (il Burkina Faso è membro di turno del Consiglio di Sicurezza), affermando "di parlare a nome di tutti coloro che soffrono in ogni angolo del mondo". Poco dopo Sankara lancia un ambizioso programma di sviluppo che punta al miglioramento della vita, dell'ambiente e delle infrastrutture. Quella che in altri luoghi del pianeta potrebbe essere definita una rivoluzione "rosso-verde".

L'azione del suo governo si sviluppò secondo alcune direttive ben chiare: lotta ai privilegi e alla corruzione (si attenne ad uno stile di vita sobrio, senza privilegi per se e per la famiglia, non era insolito vederlo girare in bicicletta da solo, amava ripetere "non possiamo essere la classe dirigente ricca di un paese povero"), centralità della produttività agricola (produciamo quel che consumiamo), una forte politica dell'acqua (due pasti e 10 litri di acqua al giorno per ognuno), lotta alla desertificazione (non possiamo aspettare la siccità a braccia incrociate) e programmi di riforestazionecentralità del ruolo della donna, lotta all'analfabetismo partecipazione dei comitati alle decisioni e conservazione delle tradizioni.


Il suo grande carisma e la sua profonda onestà e sobrietà furono la spinta iniziale al cambiamento collettivo e alle conquiste. 
Il 29 luglio 1987 Sankara parlò alla XXV Conferenza dell'OUA ad Addis Abeba, pronunciando un forte discorso (ecco il link) contro il debito e invitando i paesi debitori a non pagarlo.

Forse spinse troppo oltre l'acceleratore, sicuramente chiese grandi sacrifici a tutti (sempre comunque prima a se stesso), quel che è certo è che si fece molti nemici all'estero e alcuni, più pericolosi, all'interno. Certo era un visionario e come molti uomini di quel genere era sprezzante e irriverente.

Il 15 ottobre 1987, Thomas Sankara fu ucciso assieme a 12 ufficiali. Ad organizzare il golpe fu il suo compagno e braccio destro, Blaise Campaorè, che ancora oggi guida il paese.

Si spegneva così la giovane vita di un idealista, di un sognatore che forse avrebbe potuto dare una svolta alle sorti dell'intero continente. Come scrisse Jean Ziegler, la morte di Sankara è stato un dramma per l'intera Africa. 

La storia di Thomas Sankara, le sue idee, le sue lotte, purtroppo, non sono molto note dalle nostre parti. L'Africa post-coloniale è un buco nero nella storia.

Per saperne di più:

Il sito Thomas Sankara Net, una ricorsa completa di documenti e altro
Questo invece è un documentario su Thomas Sankara curato dal giornalista Silvestro Montanaro
Fiorella Mannoia e Thomas Sankara (post di Sancara)
Una canzone che l'ivoriano Alpha Blondy ha dedicato a Sankara
La pagina facebook Giustizia per Thomas Sankara

Bibliografia (in italiano)

Thomas Sankara. Una speranza recisa, Aluisi Tosolini, EMI Bologna, 1988
La vittoria dei vinti, Jean Ziegler, Edizioni Sonda, 1992 
Thomas Sankara, il presidente ribelle, Marinella Correggia (a cura), Minifestolibri, 1997
-  L'Africa di Thomas Sankara, Carlo Batà, Acheb 2003
Una foglia, una storia. Vita di Thomas Sankara, Valentina Biletta, Ediarco, 2005
Sankara.Un rivoluzionario africano, Alessandro Aruffo, Massari, 2007
La voce del deserto, Vittorio Martinelli, Zona, 2009

Vai alla pagina di Sancara Profili Africani

martedì 3 ottobre 2017

La nostra luce

Lesedi la Rona, questo è il nome del diamante che è stato appena comprato dalla Graff Diamonds per la somma di 53 milioni di dollari. In lingua tswana, significa appunto la nostra luce.
Si tratta del secondo più grande diamante della storia (1100 carati, grande un pò meno di una palla da tennis), secondo solo alll'oramai storico  "Cullinan", un diamante da 3016,75 carati, proveniente dal Sudafrica e trovato nel 1905.
Il Lesedi la Rona è stato trovato il 18 novembre 2015 nella miniera Karowe in Botswana ma, la trattativa per la sua vendita è andata avanti per oltre un anno e partiva dalla somma di 70 milioni di dollari.
La miniera di Karowe (nella foto) in Botswana è stata aperta nel marzo 2012 dalla Lucara Diamonds, una multinazionale mineraria canadese. 
E' stato calcolato che la miniera avrà una vita di 15 anni ed una delle prime ad utilizzare sofisticate tecnologie a raggi X per la scoperta dei diamanti. Nel 2013 ha prodotto 181 milioni di dollari di fatturato, nel 2014 265 milioni di dollari... insomma già i ricavati non erano male ma, dopo la scoperta della "nostra luce" non solo sono aumentati i fatturati della compagnia ma, le quotazioni in borsa sono salite del 28%... un affare certamente importante.

Come sempre le ricchezze africane, e quelle minerarie in particolare, non incidono sulla ricchezza dela paese e soprattutto sulla povertà. Altre sono le destinazioni che pietre e soldi prendono.

La questione poi è sempre la stessa. Non vi è nulla di male nel cercare e vendere diamanti. Purtroppo non sempre (e qui voglio ancora credere che sia possibile) le condizioni di lavoro sono ottimali, soprattutto in paesi dove i diritti, ed in particolare quelli del lavoro, lasciano il posto ad altro.
La scoperta di questi enormi doni della natura, scatenano le fantasie di ricchezza di avventurieri e sciacalli di ogni genere. E allora si entra nel mondo dell'orrore, dove la vita, spesso quella di bambini (più adatti per le loro dimensioni a infilarsi nei cuniculi e meno propensi alle ribellioni), vale meno di niente.
Ma, di questo, parleremo in un altro momento.
 

Per maggiori informazioni sui diamanti africani vi rimando al post di Sancara:

lunedì 25 settembre 2017

La città storica di Meknes

Meknes è una delle quattro città imperiali (la più piccola) del Marocco (le altre sono Fez, Marrakech e Rabat) e fu capitale del regno tra il 1672 e il 1727 durante la guida del sultano Moulay Ismail ibn Sharif, ritenuto uno dei più autoritari della storia del Paese.
Fondata nel XI secolo (1081) dagli Almoravidi come fortezza, secondo gli storici il suo nome si deve ad una tribù berbera chiamata Miknasa. E' situata nella parte settentrionale del Marocco, alle pendici delle montagne del medio Atlante, viene spesso chiamata la Versailles del Marocco o la città dei cento minareti. E' circondata da colline verdeggianti e da pianure fertili.
Splendido esempio e testimonianza di architettura araba a cui successivamente si sono aggiunti tratti di architettura spagnola.
 Circondata da imponenti mura (le quali complessivamente superano i 30 chilometri) con 9 porte monumentali (alcune frutto di saccheggi in altri siti archeologici). La più bella delle porte, la Bab el Mansour, decorata in maioliche verdi, era in realtà il luogo dove si tenevano e processi e si giustiziavano i colpevoli.
Il cuore della città si sviluppa attorno alla sua medina (la città vecchia) e al suo suk (mercato) nella grande e bellissima piazza di el-Hedim.
Sono numerosi i luoghi di pregio e da visitare a Meknes (sicuramente e a torto la meno turistica delle città imperiali) dalla medersa Bou Inania (una delle più belle scuole coraniche del Marocco) al quartiere ebraico, dal mausoleo di Moulay Ismail (che ospita la tomba del sultano) al Dar el Makhzen (il palazzo imperiale purtroppo non visitabile) dai granai reali seminterrati (Heri es-Souani) alle scuderie reali. Insomma una città che permette al suo interno di percorre un millennio di storia del Magreb.
 
Dal 1996 la città è stata inserita, per il suo valore storico-culturale, tra i siti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.

Vai alla pagina di Sancara sui Siti Patrimonio dell'Umanità in Africa

mercoledì 20 settembre 2017

Orutu, il violino dei Luo

L'orutu è, assieme al niatiti e all'oporo, uno dei strumenti della tradizione musicale Ohangla dei Luo, un popolo dell'Africa orientale e in particolare del basso Sudan, del nord dell'Uganda, della Repubblica Democratica del Congo, della Tanzania e del Kenya.


Si tratta di uno strumento cordofono ad arco (o in altri termini di un violino monocorde) di semplice costruzione. Un corpo cilindrico cavo in legno, una pelle tirata sulla sua superficie e un tubo di legno inserito lateralmente che serve da manico. L'unica corda, nella tradizione in sisal (oggi sostituita dal nylon o dai cavi del freno di una bicicletta) che passa su di un ponticello, è fissata al manico.



Si suona con un archetto di legno, tenendolo appoggiato all'addome o ad una gamba se si suona da seduti. Costituisce uno degli strumenti chiavi della musica benga, sorta. tra gli anni 40 e gli anni 60 in Kenya.
Tra i gruppi musicali che utilizzano questo strumento, anche nella musica moderna, vi sono i Kenge Kenge, un gruppo che si pone l'obiettivo di salvaguardare e rendere vive le tradizioni musicali del popolo Luo.

Vai alla pagina di Sancara sugli strumenti musicali d'Africa

giovedì 17 agosto 2017

Dal Premio Nobel alla mafia: le confraternite nigeriane

La criminalità nigeriana è stata da poco "elevata" al rango di mafia. Se è vero che la Direzione Nazionale Antimafia già nel marzo 2003 defìnì come "mafiogena" la criminalità nigeriana, le prime condanne per associazione mafiosa si collocano attorno al 2010. La mafia nigeriana da un lato ha una storia all'interno del paese d'origine e dall'altro, come sostiene nuovamente la DIA nel 2017, ha avuto “una forte capacità adattativa all’ambito territoriale in cui si trova ad operare”.
La sua espansione, come ha più volte sottolineato l'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), ha varcato da tempo i confini della Nigeria ed è oramai diffusa, con interessi criminali diversi, in varie aree del mondo con in testa l'Italia, poi Canada, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Russia, Brasile e Giappone.
La criminalità nigeriana affonda le sue origini all'interno del mondo universitario della Nigeria ed in particolare nel cultismo e nelle confraternite.
Quando nel 1952, sette giovani studenti universitari (tra di loro si chiamavano i magnifici sette), tra cui il futuro Premio Nobel (1986) per la Letteratura Wole Soyinka fondarono la Pyrates Confraternity (anche nota come National Association of Seadogs) all'interno dell'University Collage di Ibadan non pensavano certo di mettere le radici ad una delle più potenti e aggressive associazioni a delinquere del mondo.
I magnifici sette, 1952

L'idea originale era quella di contrastare una Università di elite dove frequentavano solo studenti facoltosi legati al mondo coloniale e favorire gli studenti poveri promettenti. L'affiliazione alla confraternita, era permessa, alle origini, solo a maschi di qualsiasi razza e etnia ma, dopo severe selezioni e giuramenti che si avvicinavano a riti di iniziazione cruenti, veri e propri. Il loro motto era "Against all conventions"
Da questa cellula originaria negli anni '70 si svilupparono altre confraternite, in particolare nel 1972 quando furono espulsi - ufficialmente per non aver centrato gli standards imposti (alto rendimento accademico e intellettuale) - in realtà dopo un "ammutinamento" Bolaji Carew, chiamato Rica-Ricardo e altri 30 confratelli.
Essi diedero vita alla Buccaneers Association of Nigeria (i Bucanieri) che ricalcava la struttura dei Pyrates e che probabilmente fu la prima confraternita ad uscire dal mondo universitario.
Nel 1976 naque invece, nell'Università di Benin City, la Neo Black Movement of Africa (Black Axe, ascia nera), ancora frutto di una scissione dei Bucanieri. Secondo alcune tesi all'origine della scissione vi furono anche alcuni membri di organizzazioni anti-aparthaid fuorisciti dal Sudafrica con l'obiettivo di diffondere la "consapevolezza nera". 
All'inizio degli anni '80 le confraternite si diffusero, per continue scissioni (da cui appunto l'appellativo di cellule) in tutte le istituzioni di istruzione superiore del paese. In particolare nel 1983 all'Università di Benin City nacque la Supreme Eiye Confraternity. In questi anni secondo alcuni studiosi si iniziò a introdurre rituali vudoo nella cerimonie di affiliazione.

La svolta che cambiò il corso delle cose è considerato il colpo di stato del 31 dicembre 1983 , quando i militari misero fine all'esperienza della seconda Repubblica (1979-1983) e alla democrazia. A capo della giunta militare fu posto il generale Muhammadu Buhari (attuale Presidente della Nigeria, ritornato al potere a maggio del 2015). Dopo nemmeno due anni (il 27 agosto 1985), il capo di stato maggiore di Ibrahim Babangida (coinvolto in tutti i colpi di stato della Nigeria) lo fece arrestare e a assunse direttamente il potere fino al 1993.
I leader militari - alle prese anche con gli effetti della crisi petrolifera - si accorsero che le Confraternite potevano essere usate a loro vantaggio e soprattutto contro i gruppi organizzati (sindacati studenteschi e del personale universitario) che si opponevano al regime militare. Vennero finanziati e armati. In poco tempo fu l'intera classe dirigente del paese a cercare l'appoggio della criminalità al fine di mantenere i propri privilegi. Fu l'inizio della fine.
Negli anni 90' poi si scatenò una guerra tra le confraternite che portarono per la prima volta alla nascita di confraternite urbane soprattutto nella Regione del Delta, dove l'azione si inserì all'interno del sanguinoso conflitto che si creò in quella Regione. E' degli anni '90 la nascita della Family Confraternity, conosciuta anche come "mafia del Campus".
Oramai le confraternite avevano rotto il cordone ombelicale che le teneva unite alle Università (sebbene l'ambiente non è mai stato abbandonato): le prospettive per gli affiliati erano quelle di avere accesso al denaro facile.

E' proprio in questi anni che i primi gruppi giungono in Italia, in particolare a Castel Volturno (Caserta) - che diventa una roccaforte dell'organizzazione -  e Verona, dove scoprono il grande mercato della prostituzione e delle droghe in Italia che risponde pienamente alla coniugazione delle tre d: donne, droga e denaro. Ovvero attraverso i soldi della prostituzione (in realtà della restituzione del debito migratorio), si commerciano droghe (con l'accordo della camorra) e si fanno i veri soldi!

Gli accordi con la criminalità organizzata italiana nascevano prima dalla necessita della camorra di avere antenne sul territorio (prostitute) che pagavano una sorta di affitto del territorio e successivamente di commerciare con gli stupefacenti (in Nigeria transitano droghe provenienti da Brasile, Colombia, Pakistan e Thailandia)

In Italia fino alla fine degli anni '90 i culti segreti che hanno operato, pur dedicandosi ad attività criminosa, non risultavano particolarmente violenti. Sebbene la polizia riporta di un incontro nel 1995 a Torino tra diverse società segrete nigeriane di loro, fino agli anni 2000, non si hanno grandi notizie. Le operazioni di polizia hanno fatto estinguere questi gruppi, dando spazio all'accesso di culti molto più violenti ed aggressivi come i Black Axe e gli Eiye. 

Nel 1999, con il ritorno della democrazia in Nigeria, si assiste ad un nuovo impiego delle confraternite, che vengono reclutate dai vari potentati e dalla politica come guardie del corpo, veri e propri eserciti privati al servizio esclusivo di chi li paga fino alla loro presenza nelle polizie locali. Insomma, le confraternite hanno inziato a permeare lo Stato.

La violenza di questi gruppi è cresciuta con il passare degli anni. I riti di affiliazione sono sempre più violenti e oltre a percosse, ingestione di sangue spesso comprendono stupri (di studentesse o di membri femminili dello staff universitario) e perfino omicidi. Anche nelle confraternite femminili (le Jezebels e le Amazons, le più note) lo stupro subito diventa un atto di affiliazione.
Naturalmente uscire dalla confraternità non è facile e spesso comporta la morte. E' degli ultimi anni - un pò come è avvenuto in Italia con la mafia  - l'ascesa di alcuni "confratelli" nella politica nigeriana.
  
Nel gennaio 2005 i Servizi Italiani affermavano (parlando dei nigeriani) “ le originarie attività illecite, commessa da gruppi isolati, senza una stabile organizzazione, hanno acquistito un peso maggiore nel panorama criminale, conquistando zone grigie del mercato, ovvero quelle controllate dalla malavita organizzata autoctona, che tradizionalmente considerava lo sfruttamento della prostituzione un attività di basso profilo e poco remunerativo e utilizzava manovalanza criminale straniera per lo spaccio al minuto degli stupefacenti”.


Infine, la svolta in Italia arriva negli ultimi anni. Nel 2011 l'Ambasciata Nigeriana a Roma emana una nota in cui si legge" ... nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani aappartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l'organizzazione qui, principalmente con scopi criminali"
 Il risultato e' possibile vederlo in queste cifre: nel 2013 sono sbarcate in Italia 433 giovani donne nigeriane, nel 2014 erano diventate 1500, nel 2015 5632, nel 2016 11009 e a metà anno del 2017 sono già 5000. Poichè che oltre l'80% di queste donne è destinato al mercato della prostituzione, la prima parte della logica delle tre d sta subendo una forte impennata!

Ancora oggi, come rileva un recente articolo di Andrea Sparaciari, "... non dve stupire: chi gestisce i traffici, contrariamente al credo popolare, non sono illetterati provenienti da sperduti villafggi dell'Africa equatoriale. Spesso, anzi, si tratta di laureati o persone dotate di cultura superiore. Un dato di fatto che deriva dalla storia della mafia nigeriana" 

In definitiva, la mafia nigeria, è una realtà con cui l'Italia (e il Mondo) deve fare, primo o poi, i conti.

Alcuni post di Sancara sul tema:
 
Nigeria in Italia, alcuni numeri

Prostituzione nigeriana in Italia