giovedì 17 agosto 2017

Dal Premio Nobel alla mafia: le confraternite nigeriane

La criminalità nigeriana è stata da poco "elevata" al rango di mafia. Se è vero che la Direzione Nazionale Antimafia già nel marzo 2003 defìnì come "mafiogena" la criminalità nigeriana, le prime condanne per associazione mafiosa si collocano attorno al 2010. La mafia nigeriana da un lato ha una storia all'interno del paese d'origine e dall'altro, come sostiene nuovamente la DIA nel 2017, ha avuto “una forte capacità adattativa all’ambito territoriale in cui si trova ad operare”.
La sua espansione, come ha più volte sottolineato l'UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), ha varcato da tempo i confini della Nigeria ed è oramai diffusa, con interessi criminali diversi, in varie aree del mondo con in testa l'Italia, poi Canada, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Russia, Brasile e Giappone.
La criminalità nigeriana affonda le sue origini all'interno del mondo universitario della Nigeria ed in particolare nel cultismo e nelle confraternite.
Quando nel 1952, sette giovani studenti universitari (tra di loro si chiamavano i magnifici sette), tra cui il futuro Premio Nobel (1986) per la Letteratura Wole Soyinka fondarono la Pyrates Confraternity (anche nota come National Association of Seadogs) all'interno dell'University Collage di Ibadan non pensavano certo di mettere le radici ad una delle più potenti e aggressive associazioni a delinquere del mondo.
I magnifici sette, 1952

L'idea originale era quella di contrastare una Università di elite dove frequentavano solo studenti facoltosi legati al mondo coloniale e favorire gli studenti poveri promettenti. L'affiliazione alla confraternita, era permessa, alle origini, solo a maschi di qualsiasi razza e etnia ma, dopo severe selezioni e giuramenti che si avvicinavano a riti di iniziazione cruenti, veri e propri. Il loro motto era "Against all conventions"
Da questa cellula originaria negli anni '70 si svilupparono altre confraternite, in particolare nel 1972 quando furono espulsi - ufficialmente per non aver centrato gli standards imposti (alto rendimento accademico e intellettuale) - in realtà dopo un "ammutinamento" Bolaji Carew, chiamato Rica-Ricardo e altri 30 confratelli.
Essi diedero vita alla Buccaneers Association of Nigeria (i Bucanieri) che ricalcava la struttura dei Pyrates e che probabilmente fu la prima confraternita ad uscire dal mondo universitario.
Nel 1976 naque invece, nell'Università di Benin City, la Neo Black Movement of Africa (Black Axe, ascia nera), ancora frutto di una scissione dei Bucanieri. Secondo alcune tesi all'origine della scissione vi furono anche alcuni membri di organizzazioni anti-aparthaid fuorisciti dal Sudafrica con l'obiettivo di diffondere la "consapevolezza nera". 
All'inizio degli anni '80 le confraternite si diffusero, per continue scissioni (da cui appunto l'appellativo di cellule) in tutte le istituzioni di istruzione superiore del paese. In particolare nel 1983 all'Università di Benin City nacque la Supreme Eiye Confraternity. In questi anni secondo alcuni studiosi si iniziò a introdurre rituali vudoo nella cerimonie di affiliazione.

La svolta che cambiò il corso delle cose è considerato il colpo di stato del 31 dicembre 1983 , quando i militari misero fine all'esperienza della seconda Repubblica (1979-1983) e alla democrazia. A capo della giunta militare fu posto il generale Muhammadu Buhari (attuale Presidente della Nigeria, ritornato al potere a maggio del 2015). Dopo nemmeno due anni (il 27 agosto 1985), il capo di stato maggiore di Ibrahim Babangida (coinvolto in tutti i colpi di stato della Nigeria) lo fece arrestare e a assunse direttamente il potere fino al 1993.
I leader militari - alle prese anche con gli effetti della crisi petrolifera - si accorsero che le Confraternite potevano essere usate a loro vantaggio e soprattutto contro i gruppi organizzati (sindacati studenteschi e del personale universitario) che si opponevano al regime militare. Vennero finanziati e armati. In poco tempo fu l'intera classe dirigente del paese a cercare l'appoggio della criminalità al fine di mantenere i propri privilegi. Fu l'inizio della fine.
Negli anni 90' poi si scatenò una guerra tra le confraternite che portarono per la prima volta alla nascita di confraternite urbane soprattutto nella Regione del Delta, dove l'azione si inserì all'interno del sanguinoso conflitto che si creò in quella Regione. E' degli anni '90 la nascita della Family Confraternity, conosciuta anche come "mafia del Campus".
Oramai le confraternite avevano rotto il cordone ombelicale che le teneva unite alle Università (sebbene l'ambiente non è mai stato abbandonato): le prospettive per gli affiliati erano quelle di avere accesso al denaro facile.

E' proprio in questi anni che i primi gruppi giungono in Italia, in particolare a Castel Volturno (Caserta) - che diventa una roccaforte dell'organizzazione -  e Verona, dove scoprono il grande mercato della prostituzione e delle droghe in Italia che risponde pienamente alla coniugazione delle tre d: donne, droga e denaro. Ovvero attraverso i soldi della prostituzione (in realtà della restituzione del debito migratorio), si commerciano droghe (con l'accordo della camorra) e si fanno i veri soldi!

Gli accordi con la criminalità organizzata italiana nascevano prima dalla necessita della camorra di avere antenne sul territorio (prostitute) che pagavano una sorta di affitto del territorio e successivamente di commerciare con gli stupefacenti (in Nigeria transitano droghe provenienti da Brasile, Colombia, Pakistan e Thailandia)

In Italia fino alla fine degli anni '90 i culti segreti che hanno operato, pur dedicandosi ad attività criminosa, non risultavano particolarmente violenti. Sebbene la polizia riporta di un incontro nel 1995 a Torino tra diverse società segrete nigeriane di loro, fino agli anni 2000, non si hanno grandi notizie. Le operazioni di polizia hanno fatto estinguere questi gruppi, dando spazio all'accesso di culti molto più violenti ed aggressivi come i Black Axe e gli Eiye. 

Nel 1999, con il ritorno della democrazia in Nigeria, si assiste ad un nuovo impiego delle confraternite, che vengono reclutate dai vari potentati e dalla politica come guardie del corpo, veri e propri eserciti privati al servizio esclusivo di chi li paga fino alla loro presenza nelle polizie locali. Insomma, le confraternite hanno inziato a permeare lo Stato.

La violenza di questi gruppi è cresciuta con il passare degli anni. I riti di affiliazione sono sempre più violenti e oltre a percosse, ingestione di sangue spesso comprendono stupri (di studentesse o di membri femminili dello staff universitario) e perfino omicidi. Anche nelle confraternite femminili (le Jezebels e le Amazons, le più note) lo stupro subito diventa un atto di affiliazione.
Naturalmente uscire dalla confraternità non è facile e spesso comporta la morte. E' degli ultimi anni - un pò come è avvenuto in Italia con la mafia  - l'ascesa di alcuni "confratelli" nella politica nigeriana.
  
Nel gennaio 2005 i Servizi Italiani affermavano (parlando dei nigeriani) “ le originarie attività illecite, commessa da gruppi isolati, senza una stabile organizzazione, hanno acquistito un peso maggiore nel panorama criminale, conquistando zone grigie del mercato, ovvero quelle controllate dalla malavita organizzata autoctona, che tradizionalmente considerava lo sfruttamento della prostituzione un attività di basso profilo e poco remunerativo e utilizzava manovalanza criminale straniera per lo spaccio al minuto degli stupefacenti”.


Infine, la svolta in Italia arriva negli ultimi anni. Nel 2011 l'Ambasciata Nigeriana a Roma emana una nota in cui si legge" ... nuova attività criminale di un gruppo di nigeriani aappartenenti a sette segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: purtroppo ex membri sono riusciti ad entrare in Italia e hanno fondato nuovamente l'organizzazione qui, principalmente con scopi criminali"
 Il risultato e' possibile vederlo in queste cifre: nel 2013 sono sbarcate in Italia 433 giovani donne nigeriane, nel 2014 erano diventate 1500, nel 2015 5632, nel 2016 11009 e a metà anno del 2017 sono già 5000. Poichè che oltre l'80% di queste donne è destinato al mercato della prostituzione, la prima parte della logica delle tre d sta subendo una forte impennata!

Ancora oggi, come rileva un recente articolo di Andrea Sparaciari, "... non dve stupire: chi gestisce i traffici, contrariamente al credo popolare, non sono illetterati provenienti da sperduti villafggi dell'Africa equatoriale. Spesso, anzi, si tratta di laureati o persone dotate di cultura superiore. Un dato di fatto che deriva dalla storia della mafia nigeriana" 

In definitiva, la mafia nigeria, è una realtà con cui l'Italia (e il Mondo) deve fare, primo o poi, i conti.

Alcuni post di Sancara sul tema:
 
Nigeria in Italia, alcuni numeri

Prostituzione nigeriana in Italia


sabato 12 agosto 2017

Haftar, l'americano

Si è tornato a parlare di Khalifa Belqasim Haftar, il generale libico che controlla una parte, la Cirenaica, del Paese. Haftar è balzato nuovamente nelle prime pagine dei giornali quando ha dichiarato che avrebbe bombardato le navi italiane inviate in Libia dal governo italiano. Minacce naturalmente senza fondamento e soprattutto smentite dallo stesso solo alcuni giorni dopo.
Haftar è un personaggio particolare. Poco più' che settantenne, fino al 1987 era uno dei fedeli comandanti di Gheddafi, poi durante la guerra contro il Ciad e dopo essere stato fatto prigioniero, si mise a servizio degli Stati Uniti (per questo fu condannato a morte in contumacia nel 1993) cercando di rovesciare il regime libico. Dal 1993 si trasferirà negli Stati Uniti, dove secondo molte fonti lavorò per la CIA e dove ottenne la cittadinanza americana. Poi per quasi 20 anni non si sente più parlare di lui.
Quando nel 2011 la Libia stava collassando, Haftar fu rinviato in Libia per partecipare all'insurrezione e mettersi a capo delle forze armate dell'insurrezione.
Nonostante l'appoggio originario americano, degli Emirati Arabi e quello del vicino Egitto e recentemente anche della Russia, Haftar non è riuscito a prendere il potere in Libia (nel 2014 ci ha provato con un golpe che è fallito) e non ha mai riconosciuto veramente il Presidente e Primo Ministro del Governo di Accordo Nazionale (Fayez Mustafa al-Sarraj) ponendosi come milizia in antagonismo con il governo libico.

Il motivo per cui Haftar ha minacciato le navi italiane ed è contrario ad accordi diretti con l'Italia da parte di al-Sarraj è che egli sta usando la leva dei migranti per ottenere armi e finanziamenti (i quali sono stati già promessi dalla Francia nel recente incontro a luglio). Il suo ragionamento è chiaro ed in sintesi dice "se volete bloccare il flusso dei migranti bisogna fermarli nella frontiera sud della Libia, circa 4000 chilometri. Fornitemi i mezzi - armi, veicoli, denaro, droni, elicotteri e altro - e io faccio il lavoro. Costo: 20 miliardi di dollari". Insomma il business delle migrazioni deve continuare perché lui possa fermarlo a modo suo e alle sue condizioni.

E' sempre più chiaro che il caos libico ha generato (e continua a farlo) un enorme flusso di denaro che attraverso attività di vario generale, dal traffico dei migranti a quello del petrolio, dal traffico di droga a quello delle armi, ha permesso a molti di arricchirsi. Per questa ragione nessuno investe sulla soluzione interna del conflitto che anzi porterebbe ad una riduzione del flusso di denaro. Un paese instabile e nel caos sulle coste mediterranee più' vicine all'Europa, è una gallina dalle uova d'oro. Chi la controlla detiene un potere immenso.