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sabato 12 agosto 2017

Haftar, l'americano

Si è tornato a parlare di Khalifa Belqasim Haftar, il generale libico che controlla una parte, la Cirenaica, del Paese. Haftar è balzato nuovamente nelle prime pagine dei giornali quando ha dichiarato che avrebbe bombardato le navi italiane inviate in Libia dal governo italiano. Minacce naturalmente senza fondamento e soprattutto smentite dallo stesso solo alcuni giorni dopo.
Haftar è un personaggio particolare. Poco più' che settantenne, fino al 1987 era uno dei fedeli comandanti di Gheddafi, poi durante la guerra contro il Ciad e dopo essere stato fatto prigioniero, si mise a servizio degli Stati Uniti (per questo fu condannato a morte in contumacia nel 1993) cercando di rovesciare il regime libico. Dal 1993 si trasferirà negli Stati Uniti, dove secondo molte fonti lavorò per la CIA e dove ottenne la cittadinanza americana. Poi per quasi 20 anni non si sente più parlare di lui.
Quando nel 2011 la Libia stava collassando, Haftar fu rinviato in Libia per partecipare all'insurrezione e mettersi a capo delle forze armate dell'insurrezione.
Nonostante l'appoggio originario americano, degli Emirati Arabi e quello del vicino Egitto e recentemente anche della Russia, Haftar non è riuscito a prendere il potere in Libia (nel 2014 ci ha provato con un golpe che è fallito) e non ha mai riconosciuto veramente il Presidente e Primo Ministro del Governo di Accordo Nazionale (Fayez Mustafa al-Sarraj) ponendosi come milizia in antagonismo con il governo libico.

Il motivo per cui Haftar ha minacciato le navi italiane ed è contrario ad accordi diretti con l'Italia da parte di al-Sarraj è che egli sta usando la leva dei migranti per ottenere armi e finanziamenti (i quali sono stati già promessi dalla Francia nel recente incontro a luglio). Il suo ragionamento è chiaro ed in sintesi dice "se volete bloccare il flusso dei migranti bisogna fermarli nella frontiera sud della Libia, circa 4000 chilometri. Fornitemi i mezzi - armi, veicoli, denaro, droni, elicotteri e altro - e io faccio il lavoro. Costo: 20 miliardi di dollari". Insomma il business delle migrazioni deve continuare perché lui possa fermarlo a modo suo e alle sue condizioni.

E' sempre più chiaro che il caos libico ha generato (e continua a farlo) un enorme flusso di denaro che attraverso attività di vario generale, dal traffico dei migranti a quello del petrolio, dal traffico di droga a quello delle armi, ha permesso a molti di arricchirsi. Per questa ragione nessuno investe sulla soluzione interna del conflitto che anzi porterebbe ad una riduzione del flusso di denaro. Un paese instabile e nel caos sulle coste mediterranee più' vicine all'Europa, è una gallina dalle uova d'oro. Chi la controlla detiene un potere immenso.



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