Non avrei mai pensato di salutare Raffaele Masto da questo blog. I dieci anni che ci separavano mi facevano sperare che avremmo smesso di scrivere, entrambi, prima di salutare questo mondo. Ancora più triste è farlo in questo modo. Perché Raffaele non è morto in una delle sue scorribande africane (in luoghi e tempi non sempre facili) ma nella sua Bergamo a causa di questo virus che ha messo in ginocchio il mondo. Ironia della sorte per un uomo che ha fatto della conoscenza diretta il suo mantra, del viaggio l'inchiesta e del girovagare la sua "fortuna" morire mentre si è chiusi in casa.
Raffaele è stato un testimone privilegiato e un critico appassionato dei fatti africani (e non solo, ma per l'Africa aveva una passione fuori dal comune). Lo ha fatto molto prima che le notizie si diffondessero così velocemente nella rete, quando per appurare i fatti, la verità e i risvolti meno conosciuti, bisognava andare sul posto, bisognava sporcarsi le mani e spesso rischiare la vita. Lo ha fatto con grande intelligenza, denunciando le ingiustizie e i sistemi di poteri che hanno massacrato l'Africa in quei anni e che hanno prodotto molte delle storture e dei drammi che ancora oggi osserviamo impotenti.
In uno dei suoi resoconti più intensi (L'Africa del tesoro, pubblicato nel 2006) Raffaele ci guida in un percorso tra enormi ricchezze e drammatiche povertà, tra saccheggi e ingiustizie, tra guerre e splendori di un continente che ha sempre fatto irritare chi lo ha frequentato e studiato.
Come scriveva appunto Raffaele "c'è qualcosa che non va nel nostro mondo , se la popolazione di una nazione microscopica come il Belgio, che non ha risorse naturali, è tra le più appagate del mondo, mentre quella del Congo (Repubblica Democratica del Congo ndr), che è definito uno "scandalo geologico" tanto è ricco di oro, diamanti, petrolio, rame, cobalto, uranio e legname pregiato, è invece tra le più povere"
Quella irritazione e quella rabbia che ha spinto sempre Raffaele a raccontare, a denunciare e rompere il silenzio dei grandi mezzi di comunicazione. Lo ha fatto con i suoi libri, con la "sua radio" (Radio popolare), con la "sua" rivista (Africa Rivista) e con il suo blog (Buongiorno Africa).
Ciao Raffaele, è una tristezza infinita scrivere del tuo ultimo viaggio e salutarti. Sapere di non poter più contare sulle tue idee, sulla tua saggezza e sulla tua passione, elementi che a me hanno sempre permesso di osservare le cose con occhi diversi, lucidi e critici, ma sempre umani e ricchi di emozioni, mi riempie di malinconia.
Continuerò a scrivere di Africa, come tu mi ha sempre incitato, lo farò ogni volta con un pensiero per te.
PS - Non ho mai conosciuto personalmente Raffaele. Ci siamo a lungo scritti perché poco dopo la nascita di Sancara mi giunse un suo messaggio (*) a commento di un mio articolo. Per me era un grande onore. Avevo letto tutti i suoi libri, avevo seguito (con una sana invidia e un pò di nostalgia) il suo pellegrinare nel continente nero alla ricerca di risposte alle tante domande che, chi ama l'Africa, si è spesso posto senza trovare facili risposte. Dialogare con Raffaele era un privilegio. Così condividemmo alcuni pensieri e di tanto in tanto commentavamo reciprocamente i nostri scritti. Ci fissammo anche un appuntamento, nel 2015, quando Raffaele era a Mestre e precisamente a Forte Marghera per un incontro e ironia della sorte non riuscii ad arrivare.
(*)Trovo molto lucida questa analisi. In Sudafrica si scontrano le logiche che ormai in tutto il mondo sono contrapposte. Entrambe rientrano in una logica economica che non può che stritolare chi possiede meno potere. Ma ci sarà qualcuno, in questo pantheon di economisti infallibili che tutti i giorni ci ammaestrano sul fatto che non ci sono risorse, che abbia una visione diversa? Per esempio qualcuno che riesca a dire che il welfare non è necessariamente un costo, ma un investimento. E che in Sudafrica (ma in tutto il mondo) se qualche politico decidesse di dare a quei minatori un vero potere d'acquisto (direttamente in salario o, appunto, in Welfare) avvenimenti come quello di Marikana probabilmente non si verificheranno più.
Cmq grazie per le tue analisi. Per me sono sempre fonte di riflessione. Raffaele Masto.