La Nigeria, settimo Paese più popoloso al mondo con oltre 200 milioni di abitanti, è una nazione controversa. Tra i primi dieci produttori al mondo di petrolio è anche uno dei Paesi con il maggior tasso di corruzione e ingiustizia sociale. E' il Paese conosciuto, purtroppo, nel mondo più per la sua mafia e per le migliaia di prostitute che affollano la strade delle nostre città che per la sua arte e per la sua cultura. Unico Paese africano che può vantare un Premio Nobel per la Letteratura con uno scrittore di pelle nera.
Un Paese dove vi sono enormi tensioni sociali, dove vivono gruppi criminali che non esitano a mettere, letteralmente a fuoco e fiamme, interi villaggi. Dove uno dei più bei ambienti naturali del Pianeta, il Delta del Niger, è stato letteralmente devastato dall'ingordigia umana.
Insomma un concentrato di contraddizioni, tra misera estrema e ricchezza infinita, dove ancora oggi il ruolo della donna è molto marginale in gran parte della società. Appunto, in gran parte della società, perchè invece proprio una donna è stata nominate al vertice (Direttrice Generale) della potente Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), organizzazione nata nel 1995 (alla fine dei negoziati tra i paesi aderenti al GATT denominati Uruguay Round) per supervisionare agli accordi economici internazionali, quanto mai importanti in questa epoca di incertezza e di caos generati dalla pandemia di Covid.
Prima donna in assoluto, prima donna africana, prima donna di pelle nera a guidare il WTO.
Si tratta di Ngozi Okonjo-Iweala, 66 anni, ex Ministro delle Finanze, economista che ha lavorato per oltre 20 anni alla Banca Mondiale. Figlia di reali (il padre era Obi della famiglia Obahai) e accademici che si erano formati in Europa, visse in prima persona il dramma della Guerra del Biafra (essendo originaria del Delta). Dopo la guerra nel 1973, a 19 anni, si trasferì negli Stati Uniti dove studiò economia ad Harvard e al MIT. Lavorò fino al 2003 alla Banca Mondiale, quando fu nominata Ministro delle Finanze (2003-2006 e 2011-2015) e brevemente degli Esteri (2006). Dal 2019 è cittadina americana e per questo il più grande sponsor della sua nomina sono stati proprio gli Stati Uniti.
Ecco la storia di questa donna - dalle indubbie capacità sia chiaro - ci racconta ancora una volta quanto in Africa, ancora più che altrove, la famiglia in cui nasci conta e determina la tua esistenza e quella dei tuoi figli.
Insomma il mondo intero plaude per questa importante nomina, perchè coinvolge una donna e soprattutto una donna africana. Poi certo come sempre non tutto quel che luccica è oro. La Banca Mondiale ha pesanti responsabilità sulla situazione dell'Africa (del passato e attuale), il governo nigeriano non ha certo brillato negli ultimi decenni per quanto riguarda la gestione delle ricche finanze derivanti dal petrolio (che non hanno minimamente inciso sullo sviluppo e sulla povertà del Paese) e certamente gli americani non sono privi di responsabilità (ieri come oggi) delle condizioni del continente nero.
L'oro che vediamo in questa nomina forse sbiadisce un poco.
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